Per svolgere una efficace azione politica i consiglieri provinciali hanno necessità di conoscere in maniera approfondita e completa l'attività delle istituzioni provinciali, con particolare riferimento all'azione della Giunta provinciale. A tal fine il regolamento interno prevede numerosi istituti, il cui utilizzo concretizza l'esercizio della funzione conoscitiva. In primo luogo va ricordato che ai singoli consiglieri è riconosciuto un diritto d'informazione particolarmente pregnante; a questo si aggiungono poi diversi strumenti con caratteristiche e finalità differenti. Il principale strumento è quello dell'interrogazione. È attivabile autonomamente da ciascun consigliere per ottenere, a scelta, una risposta scritta o una risposta orale. È altresì previsto lo strumento dell'interrogazione a risposta immediata, una domanda breve e senza alcun commento, cui la Giunta risponde in Aula all'inizio di ciascuna tornata consiliare, durante il cosiddetto "question time". Le indagini conoscitive, svolte da commissioni permanenti o speciali, e le conferenze d'informazione sono invece istituti che servono ad approfondire temi di una certa vastità, soprattutto in preparazione di futuri interventi di aggiornamento normativo.
Tali strumenti conoscitivi, oltre a costituire una base necessaria per lo sviluppo dell'attività politica di ciascun consigliere, realizzano un vitale dialogo tra l'istituzione consiliare e gli altri organi statutari, la Giunta provinciale e il Presidente della Provincia. Essi sono inoltre la base per l'esercizio della funzione di indirizzo, con cui i consiglieri determinano le scelte della politica provinciale e incidono sull'attività di governo concorrendo a scegliere interessi da promuovere e istanze cui rispondere. La funzione di indirizzo politico si concretizza infatti in impegni assunti dal Consiglio provinciale o dalla Giunta a realizzare obiettivi o a intraprendere attività. Essa si svolge tramite la mozione, la risoluzione e l'ordine del giorno.
Sia l'attività conoscitiva che l'attività d'indirizzo sono inoltre funzionali al controllo dell'attività di governo inteso come osservazione delle scelte attuative degli atti consiliari e verifica dei risultati conseguiti.
L'interrogazione
Lo strumento più semplice e più tipico con il quale si esercitano le funzioni consiliari conoscitiva e di controllo è l'interrogazione: una semplice domanda, presentata in forma scritta, che ogni consigliere provinciale può rivolgere al Presidente della Provincia, o a un assessore, per sapere se un certo fatto sia vero, quali informazioni si posseggano in proposito, se si intende al riguardo comunicare notizie al Consiglio ed anche se si intendano adottare appositi provvedimenti. Con l'interrogazione dunque si sollecita la Giunta ad intervenire in una determinata situazione e, nel caso l'abbia già fatto, a fornire informazioni e spiegazioni circa l'attività che ha svolto.
La maggior parte delle interrogazioni richiede la risposta in forma scritta. In questo caso il regolamento stabilisce dei termini entro i quali la Giunta deve rispondere. La prassi consiliare ha però dimostrato come tali termini siano raramente rispettati, anche a causa del volume delle interrogazioni presentate.
Le interrogazioni possono ricevere una risposta orale, in Aula, su richiesta del proponente e nell'ambito dell'attività consiliare programmata. In questo caso il Presidente della Provincia o l'Assessore competente fornisce in Aula gli elementi di risposta cui il consigliere interrogante può replicare dichiarandosi soddisfatto o meno.
Da segnalare la facoltà di chiedere l'iscrizione all'ordine del giorno del Consiglio di interrogazioni che non hanno ricevuto risposta scritta nei termini regolamentari.
L'interrogazione a risposta immediata (question time)
L'interrogazione a risposta immediata è uno strumento mutuato dal sistema parlamentare inglese, ecco perché è conosciuta in gergo come "question time".
La trattazione delle interrogazioni a risposta immediata consente un pubblico confronto su argomenti diversi e di attualità, perché i testi delle interrogazioni devono essere depositati - a garanzia della loro preventiva conoscenza da parte di chi è chiamato a rispondere ma anche del diritto del proponente ad ottenere una risposta circostanziata - solo tre giorni prima della seduta in cui si discutono.
L'attività di studio
Accanto agli strumenti a disposizione dei singoli consiglieri, altre importanti occasioni informative sono le attività di studio svolte collegialmente dagli organi consiliari. Esse si sostanziano in utili momenti di conoscenza e di approfondimento propedeutici all'esercizio del mandato politico dei consiglieri e alla predisposizione di proposte di atti consiliari di varia natura, dall'iniziativa legislativa ai poteri di controllo o di indirizzo.
Le commissioni permanenti possono deliberare di effettuare un'indagine conoscitiva nella quale vengono raccolti dati, informazioni, documenti e notizie, si incontrano i soggetti pubblici e privati coinvolti, ed è possibile avvalersi di consulenze tecniche autorizzate dal Presidente del Consiglio. Al termine dell'attività la commissione presenta al Consiglio una relazione con le proprie proposte sulla questione approfondita.
Se invece una determinata tematica - per la sua rilevanza istituzionale e politica, o per aspetti di novità o di trasversalità rispetto alle competenze delle commissioni permanenti - pare richiedere un approfondimento particolare è possibile promuovere la costituzione di una commissione di studio. Essa è decisa dal Consiglio che ne fissa l'oggetto, le finalità, i poteri e la durata. La commissione di studio, dopo lo svolgimento di un'attività istruttoria volta ad acquisire documenti e informazioni nonché ad effettuare consultazioni con tutti i soggetti interessati, anche con l'ausilio di consulenti, termina la propria attività con la presentazione al Consiglio di una relazione conclusiva con la quale riferisce le conoscenze acquisite e presenta proposte e suggerimenti di natura politica, legislativa e amministrativa sulla tematica esaminata.
Le indagini
L'indagine consiliare è un'attività conoscitiva particolarmente approfondita avente ad oggetto temi di una certa complessità. Gli obiettivi dell'indagine possono essere diversi: dalla semplice acquisizione di informazioni, alla predisposizione di iniziative politiche di diversa entità, fino alla scrittura di un testo normativo. L'indagine, spesso promossa su argomenti di attualità, è inoltre un segnale dell'attenzione e dell'interesse che le forze politiche dedicano ad una specifica problematica.
Lo svolgimento di un'indagine conoscitiva è deliberato dal Consiglio provinciale, ma la proposta può essere avanzata, con strumenti diversi, anche da un singolo consigliere. Dello svolgimento dell'indagine può essere incaricata una commissione permanente, competente per materia, oppure una commissione speciale, cioè appositamente costituita per questo fine. Nello svolgimento dell'indagine la commissione può utilizzare gli ordinari strumenti conoscitivi regolamentari (consultazioni, richieste di informazione sopralluoghi) oppure essere investita di poteri di ricerca più incisivi. L'indagine termina solitamente con una relazione che dà conto dell'attività svolta e delle conclusioni raggiunte. Nella relazione la commissione può anche avanzare proposte per la risoluzione delle problematicità oggetto d'indagine. La relazione - inviata a tutti i consiglieri e alla Giunta provinciale e diffusa con gli strumenti comunicativi a disposizione dell'istituzione - può essere poi oggetto di un apposito dibattito d'aula.
L'ordine del giorno
L'ordine del giorno è un documento tipico di indirizzo politico accessorio al procedimento legislativo. Esso contiene un impegno diretto alla Giunta provinciale o, più raramente, al Consiglio, collegato all'applicazione di un disegno di legge. Di solito contiene indicazioni circa lo sviluppo di soluzioni innovative, da far seguire ad opportune verifiche e valutazioni. Questo tipo di atto (anche detto ordine del giorno di merito) può essere presentato e discusso solo nel corso del procedimento legislativo.
In occasione della trattazione di un disegno di legge, ciascun consigliere può presentare proposte di ordine del giorno sul disegno di legge in discussione dirette a dare istruzioni alla Giunta circa l'applicazione del provvedimento in esame.
Nella discussione di ciascuna proposta di ordine del giorno, oltre al presentatore del documento e al Presidente o ad un assessore della Giunta provinciale, ha diritto di intervenire per esprimere la propria posizione ciascun gruppo consiliare. Se in sede di votazione la proposta trova approvazione, il documento diviene un ordine del giorno, cioè un provvedimento formale adottato dal Consiglio che vincola politicamente la Giunta alle direttive impartite e agli impegni assunti.
Come per le mozioni e per le risoluzioni, anche per gli ordini del giorno compete al Presidente del Consiglio tenere in evidenza gli impegni assunti e informare di eventuali scadenze i soggetti tenuti agli adempimenti previsti. Periodicamente egli chiede informazioni al Presidente della Provincia circa lo stato di attuazione degli ordini del giorno.
La risoluzione
La risoluzione è uno strumento di indirizzo politico tramite il quale il Consiglio manifesta i propri orientamenti e definisce linee guida.
Come l'ordine del giorno la proposta di risoluzione non ha autonomia procedurale in quanto può essere presentata solo incidentalmente rispetto ad altre procedure: le comunicazioni della Giunta provinciale, la seduta congiunta del Consiglio e della Conferenza permanente per i rapporti tra la Provincia e le autonomie locali, il documento di economia e finanza provinciale (DEFP) e in occasione della sessione europea, in cui il Consiglio esamina i programmi delle Istituzioni europee. Su argomenti di rilievo politico e amministrativo o su avvenimenti di particolare importanza il Presidente della Provincia, con un breve preavviso, può chiedere al Presidente del Consiglio di presentare proprie comunicazioni davanti all'Assemblea. Sulle comunicazioni si apre un dibattito, al quale può partecipare con un proprio rappresentante ciascun gruppo consiliare. In questo caso possono essere presentate proposte di risoluzione che vengono trattate con una procedura simile a quella delle proposte di mozioni.
Nel corso dello svolgimento della seduta congiunta del Consiglio e della Conferenza permanente per i rapporti tra la Provincia e le autonomie locali le risoluzioni sono volte a manifestare orientamenti della seduta di interesse generale o a definire indirizzi della Giunta provinciale per il governo delle autonomie locali. Possono essere presentate a firma di almeno quindici componenti.
Proposte di risoluzione sul DEFP possono essere presentate da un consigliere per gruppo, per definire indirizzi sui contenuti del documento. A fronte di più proposte si vota per prima quella accettata dal Presidente della Provincia; l'approvazione di una risoluzione preclude le altre.
In occasione della sessione europea almeno tre consiglieri possono presentare proposte di risoluzione sui numerosi documenti esaminati e promuovere così un dibattito sulle linee di sviluppo della politica europea sulla posizione dell'Italia e della Provincia.
La proposta di risoluzione è dunque uno strumento non idoneo a introdurre un dibattito ma in grado di riassumerlo, uno strumento facoltativo per concludere il dibattito politico tenutosi in occasione delle singole procedure qui brevemente descritte, che raccoglie allora la manifestazione di volontà della maggioranza dell'Assemblea.
Se in sede di votazione la proposta trova approvazione, il documento diviene una risoluzione, un provvedimento formale adottato dal Consiglio. Compete al Presidente del Consiglio monitorare periodicamente lo stato di attuazione delle risoluzioni che impegnano l'Esecutivo.
La mozione
La mozione è un atto consiliare di indirizzo politico, un documento tipico che ogni consigliere può presentare per promuovere un dibattito e una deliberazione dell'Assemblea su qualsiasi argomento che si ritenga essere di interesse per il Consiglio provinciale.
Nella discussione delle proposte di mozione, oltre al presentatore del documento e al Presidente della Provincia o ad un assessore della Giunta provinciale, ha diritto di intervenire ogni gruppo consiliare per esprimere la propria posizione. Solo la Giunta provinciale e il presentatore possono parlare in replica. Se in sede di votazione la proposta trova approvazione, il documento diviene una mozione, un provvedimento formale adottato dal Consiglio.
La proposta può essere modificata ma gli emendamenti sono trattati solo previo accordo con il proponente e unitamente al testo della mozione. Si tratta di una caratteristica tipica degli atti di indirizzo politico (vedi anche ordine del giorno) e che si giustifica con il pregnante valore politico dell'atto.
Con la presentazione di una mozione, pertanto, non si intende solo conoscere la condotta politica della Giunta su di un particolare problema ma si vuole anche contrapporre l'indirizzo politico del Consiglio a quello seguito, o che sta seguendo, la Giunta. In altre parole la mozione provoca un giudizio dell'intero Consiglio sull'attività della Giunta e vincola politicamente la stessa al comportamento e agli indirizzi specificati nel documento approvato.
Il Presidente del Consiglio ha il compito di tenere in evidenza gli impegni assunti con le mozioni e di informare di eventuali scadenze i soggetti tenuti agli adempimenti previsti. Periodicamente chiede informazioni al Presidente della Provincia circa lo stato di attuazione delle mozioni che impegnano l'Esecutivo.
Una mozione particolare è quella elaborata dalla commissione consiliare competente in materia di affari europei per sottoporre al Consiglio eventuali osservazioni sulle proposte di atti dell'Unione europea nell'ambito del processo di partecipazione alla formazione degli stessi.
La mozione di sfiducia
La mozione di sfiducia è un particolare tipo di atto politico, diretto a mettere in discussione il rapporto fiduciario esistente tra il Consiglio e il Presidente della Provincia o uno o più assessori della Giunta provinciale. Pertanto, data la gravità degli effetti di una sua eventuale approvazione, le modalità di presentazione e di discussione di una mozione di sfiducia sono più gravose rispetto ai documenti che di analogo hanno solo il nome mozione. Innanzitutto il documento deve essere sottoscritto da almeno sette consiglieri ed essere motivato. La motivazione esprime e concretizza l'indirizzo politico - criticato o suggerito - dai gruppi politici che sottoscrivono il documento. La mozione di sfiducia deve essere posta all'ordine del giorno non prima che siano decorsi sette giorni dalla sua presentazione, ma entro quindici giorni. Infine, è obbligatoriamente votata per appello nominale (con ciò, oltre a dare solennità formale e alto rilievo politico alla manifestazione di volontà del Consiglio, si vincola la responsabilità individuale dei singoli consiglieri che sono personalmente chiamati a dare conto del loro voto di fronte al governo come di fronte al corpo elettorale) e per essere approvata deve ottenere i voti della maggioranza assoluta dei componenti il Consiglio (18 voti).
Il rigetto di una mozione di sfiducia comporta la conferma del vincolo di fiducia tra la maggioranza consiliare e il Presidente della Provincia o gli assessori, la permanenza di una sintonia politica tra l'organo legislativo e quello esecutivo. Anzi, talvolta proprio la discussione di una mozione di sfiducia può servire a ricompattare i gruppi politici che formano la maggioranza di governo.
L'approvazione in Consiglio di una mozione di sfiducia nei confronti del Presidente della Provincia attesta che è cessata la relazione fiduciaria esistente. L'effetto è gravoso: comporta la decadenza del Presidente e della Giunta, lo scioglimento del Consiglio e l'indizione di nuove elezioni che vengono organizzate dal Presidente sfiduciato entro i successivi quindici giorni e che devono svolgersi entro i successivi novanta giorni.
L'approvazione in Consiglio di una mozione di sfiducia nei confronti di uno o più assessori comporta la decadenza degli sfiduciati.