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05/06/2018 - In aula o in commissione

Sì unanime al ddl sul “dopo di noi”. Educativa di strada, Baratter ritira il suo ddl criticato anche dal Pd

Consiglio provinciale: i lavori del pomeriggio della prima giornata in aula

Sì unanime al ddl sul “dopo di noi”. Educativa di strada, Baratter ritira il suo ddl criticato anche dal Pd

In allegato, l'ordine del giorno con i temi e i testi in discussione

Sì unanime al ddl sul “dopo di noi”. Educativa di strada, Baratter ritira il suo ddl criticato anche dal Pd

​​Nella seduta di questo pomeriggio, chiusa poco dopo le 18, è stato approvato all’unanimità il ddl unificato sul “dopo di noi” che porta le firme di Marino Simoni (PT), Walter Viola (Patt), Piero De Godenz (UpT) e dell’assessore Zeni. L’altro ddl all’ordine del giorno, quello sull’educativa di strada, è stato ritirato, dopo l’avvio della discussione, dal proponente, il consigliere del Patt Lorenzo Baratter in seguito alle critiche venute dall'opposizione e da Donata Borgonovo re del Pd. Nel pomeriggio si è conclusa anche la discussione della relazione del Difensore civico ed è stata respinta una mozione, sulle tariffe degli abbonamenti del trasporto pubblico per gli anziani, della consigliera di Forza Italia, Manuela Bottamedi.


​Concluso il dibattito sulla relazione annuale del Difensore civico.


La seduta pomeridiana è ripresa sul punto della relazione del Difensore Civico con l’intervento di Violetta Plotegher (PD) che ha ringraziato l’avvocato Daniela Longo e ha sottolineato il suo ruolo, particolarmente impegnativo, di garante dei minori. La consigliera ha ricordato che i diritti dei minori non sono diritti minori, ma la base dei diritti umani e la figura del garante richiama alla responsabilità tutto il mondo adulto nel campo della protezione e cura dell’infanzia. Un ruolo, quello del garante, che dà voce al mondo del minore ed è in grado di rimuovere gli ostacoli che ne possono limitare la crescita. Ci sono, ha continuato, vari tavoli che riguardano l’infanzia ma occorrerebbe una dimensione unica, come la consulta permanente per la promozione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Diritti che non possono essere ricondotti nelle politiche giovanili o della famiglia ma devono avere la loro specificità. Quindi al garante va riservato uno spazio preciso e non legato alla gestione di conflitti istituzionali. Una figura che promuova la cultura dei diritti dell’infanzia sulla base della convenzione approvata dall’Italia nel 1989. Claudio Cia (Misto) ha detto di essere stato colpito dal fatto che nella relazione si afferma che c’è poco trasparenza nelle istituzioni trentine. Molte volte, ha affermato, ci si vanta che l’autonomia è migliore del resto del Paese, mentre nella relazione si dice che qui c’è meno trasparenza e i cittadini hanno minor accesso ai dati, rispetto a chi abita in regioni ordinarie. Affermazioni, ha aggiunto, che riportano alla memoria le vicende che hanno riguardato concorsi e bandi. Cia ha toccato anche il capitolo Itea, sottolineando il fatto che la relazione di Daniela Longo ha messo in evidenza situazioni che la stessa opposizione aveva sollevato. Positivo il fatto che il cittadino si rivolge direttamente al Difensore civico, che è diventato l’amico del cittadino.

Il presidente Bruno Dorigatti ha concluso ringraziando l’avvocato Longo che va verso la chiusura della sua esperienza. Ha chiesto ai comuni che ancora non l’hanno fatto di sottoscrivere la convenzione e ha fatto appello alla comunità che non ha ancora aderito. Il lavoro del Difensore civico aiuta il cittadino, ha detto, ma anche le amministrazioni. Quindi, le resistenze dei comuni e delle comunità non hanno senso. Infine, il Presidente ha fatto accenno al problema del personale assegnato al Difensore civico, soprattutto dopo il rientro del personale comandato dalla Regione. Sulla presenza del Difensore in Aula per la sua relazione annuale Drigatti ha detto che il Consiglio è sovrano e può cambiare il regolamento. Ma il problema riguarda tutti gli organi incardinati nel Consiglio, che avrebbero tutti il diritto di presentare le loro relazioni nell’emiciclo di piazza Dante. Ma una soluzione intermedia si potrebbe trovare. Per esempio, per la relazione dei garante dei detenuti i consiglieri verranno invitati. Questa, secondo Dorigatti, potrebbe essere una soluzione.

Concluso il dibattito sulla relazione del Difensore civico, è stata discussa una mozione di Manuela Bottamedi.


Manuela Bottamedi (Forza Italia)

Anziani, no alla mozione per gli abbonamenti trasporti

sul modello di Bolzano


La mozione della consigliera di Forza Italia, respinta con 17 no e 12 sì, aveva l’obiettivo di valutare l’ opportunità di introdurre in provincia di Trento le tariffe degli abbonamenti di libera circolazione per i residenti ultrasessantenni analoga a quella della Provincia di Bolzano, cioè dai 65 ai 69 anni150 euro all’anno; dai 70 ai 74 anni 75 euro; dai 75 anni 20 euro. Questo al fine di rendere l’accesso al trasporto pubblico più economico e molto più semplice dal punto di vista burocratico. Visto che da noi per accedere al servizio ci si deve rivolgere ad un Caf, a Bolzano più semplicemente ad uno sportello.

L’assessore Dallapiccola ha ricordato che per gli over 60 a Trento sono stati adottati criteri equitativi con un sistema sul modello Icef ma che non richiede l’accesso ai Caf. Nel confronto con i territori dell’Euregio, inoltre, anche grazie alla gratuità di chi ha pensioni minime e invalidi, le tariffe risultano eque. E’ stata introdotta anche la carta a scalare su tutti i mezzi che introduce ulteriori sconti. Per questo la Giunta ha detto no alla mozione. Nerio Giovanazzi (AT) ha detto di aver fatto anni fa la richiesta di integrare le tariffe tra Trento e Bolzano, anche per migliorare la qualità della vita degli anziani. Manuela Bottamedi ha replicato affermando che le richieste vengono dagli stessi utenti che guardano a Bolzano dove il sistema è più semplice e efficiente per una fascia di popolazione che ha esigenze diverse. Strano inoltre il fatto, ha aggiunto la consigliera di FI, che nel 2009, la stessa maggioranza di centro sinistra, abbia approvato una mozione di Borga, peraltro mai attuata, simile a quella bocciata oggi.

Marino Simoni (PT) ha apprezzato l’iniziativa di Manuela Bottamedi perché se non si arriva a costituire la famosa “carta d’argento” su molti servizi le risposte agli anziani saranno sempre parziali e disomogenee tra valli e città. Anche per Claudio Cia si tratta di una proposta di buon senso. Positiva anche la valutazione di Rodolfo Borga (Civica Trentina).


Il “dopo di noi” è diventato legge all’unanimità.


Si è passati poi al ddl unificato sul “dopo di noi” che è stato approvato all’unanimità. Il proponenti Marino Simoni (PT), Walter Viola (Patt), Piero De Godenz (UpT), l’assessore Luca Zeni del Pd hanno presentato la proposta normativa. Simoni ha affermato che il suo ddl originale riguardava i “care givers”, prestatori di assistenza familiare, con particolare riguardo la demenza senile e l’Alzheimer perché la situazione si sta aggravando: 8 mila pazienti attuali e nei prossimi 20 anni il numero raddoppierà. Le capacità di assistenza è ridotta al 10%, il resto è a carico delle famiglie che non hanno più spazi per gli anziani. Un problema serissimo che è stato inserito nel disegno di legge unificato, anche su sollecitazione della Giunta, anche per un motivo di semplificazione normativa. Questa legge, ha aggiunto, dà un segnale preciso della direzione in cui va il welfare che riguarda anziani e disabili. L’altro proponente del ddl unificato, Walter Viola ha ricordato di aver toccato con mano in un’assemblea Anfass di due anni fa la preoccupazione dei genitori anziani per i loro figli quando non ci saranno più o non saranno più in grado di seguirli. Nel giugno 2016, ha continuato, venne votata dal Parlamento la legge sul “dopo di noi”. Anche questa una legge unificata, trasversale, che cerca di dare una risposta alle famiglie per l’assistenza dei figli, puntando sull’autonomia dei disabili. Una legge che prevede un fondo di 80 milioni, dal quale la Pat è esclusa in base all’accordo di Milano. Da qui la necessità di avere una normativa locale. Anche se, ha ricordato Viola, in particolare il volontariato con la sua ricchezza comunitaria, ha già messo in campo risposte valide. Il Terzo settore che ha contribuito alla creazione della norma che si sta discutendo. Una proposta di legge, apprezzata dalle associazioni, come si è visto in commissione, anche perché valorizza il loro lavoro che interessa 6000 persone disabili, molte delle quali ultra quarantacinquenni.

La proposta di legge prevede strumenti, il più possibile personalizzati, per favorire la vita autonoma delle persone con disabilità. Come ad esempio l’abitare sociale, il sostegno del reddito delle famiglie, e lo sviluppo di capacità lavorative, professionali e umane. Servizi che, in base alla legge, devono essere garantiti su tutto il territorio trentino e per i quali la legge stabilisce una quota annua di 700 mila euro all’anno. Viola ha presentato anche due emendamenti: uno sugli affidi dei servizi sociali in base al quale il prezzo non potrà essere superiore del 15% del valore del servizio e l’altro sulla valutazione dell’efficacia delle prestazione e le sinergie con la rete sociale e il radicamento sul territorio. Anche De Godenz ha detto di aver proposto il ddl su sollecitazione dei genitori. Un ddl che attua la Costituzione, la Carta dei diritti europea, e quella dei diritti dell’Onu. Una norma che adatta alla nostra realtà la normativa nazionale, che di rivolge a migliaia di persone prive di sostegno in situazione di disabilità grave. Già anni fa l’Upt ha fatto una proposta per le persone che soffrono di disturbi dello spettro autistico, con l’obiettivo del loro inserimento lavorativo e scolastico. Quella votata oggi, per De Godenz, è una legge trasversale che rispetta l’autodeterminazione delle persone con disabilità grave e la loro autonomia di vita e punta a raggiungere l’inclusione attraverso programmi di vita e di abitazione sociale, consentendo ai disabili di vivere in case proprie anche grazie a tecnologie domotiche, coinvolgendo la preziosa opera del terzo settore. Importante il fatto che, con un emendamento, entro 90 giorni dall’approvazione, verrà varato il regolamento attuativo. Un ddl, ha concluso il consigliere UpT, che ha trovato in commissione una condivisione totale.

Luca Zeni ha detto che il fatto che ci sia stata una così vasta condivisione significa che la politica ha sentito la responsabilità nei confronti di una componente della nostra società che sta affrontando un profondo cambiamento. A partire dall’allungamento della vita dei disabili, una grande conquista ma che implica la necessità di affrontare nuovi problemi, come, appunto, quello del “dopo di noi”. Uno degli obiettivi del ddl è quello di favorire i percorsi di autonomia e ci si è concentrati sul “dopo di noi”, tracciando un percorso più socio assistenziale che socio sanitario. Non è stata data una priorità ai disabili gravi, proprio per favorire l’inserimento dei disabili che già hanno sviluppato una loro autonomia. Tre distinte le opzioni organizzative previste per adattarle al territorio: l’attivazione dei servizi da parte delle Comunità, i contributi al terzo settore e il sostegno, con servizi e denaro, ai privati. Quindi, ha detto Zeni, sarà possibile la nascita di esperienze diverse da territorio a territorio. Si favoriranno poi le esperienze di abitare sociale anche per lenire il distacco dalla famiglia di origine e prevenire l’istituzionalizzazione del disabile. C’è poi una parte che introduce il coordinamento dei servizi ai disabili con lo “spazio argento”, previsto dalla recente legge sulla riforma del welfare per gli anziani.

Claudio Cia (Misto), in discussione generale, ha detto che il ddl è un segnale di attenzione ad un mondo in sofferenza. Anche per Claudio Civettini (CT) la legge è un bel passo avanti, su un tema che va a favore di famiglie sfortunate.

Approvato all’unanimità anche l’ordine del giorno di Graziano Lozzer (Patt) che impegna la Giunta a prevedere una fase di accreditamento delle strutture di agriturismo con i necessari requisiti affinché possano essere trasformate in fattorie didattiche in aiuto e sostegno per chi lo richiede.

Viola, in dichiarazione di voto, ha auspicato, rivolgendosi a Zeni, che la legge diventi presto operativa. De Godenz ha ribadito che con questa legge, condivisa da tutti, si sono date risposte ai genitori. Anche Simoni ha detto che si è toccata con mano la condivisione dei protagonisti di una legge che rappresenta un importante passo avanti.


Educativa di strada, Baratter ritira il suo ddl.


Infine si è affrontato il ddl sull’educativa di strada di Lorenzo Baratter (Patt) che il consigliere ha ritirato dopo l’avvio della discussione in seguito alle critiche venute, oltre che dall’opposizione, anche da Donata Borgonovo Re del Pd. L’ educativa di strada, ha spiegato Baratter, nasce dalla necessità di contattare gli adolescenti che vivono appunto per strada, anche qui da noi in Trentino, e che percepiscono gli adulti come estranei o nemici. I punti di contatto con questi giovani sono allenatori sportivi, baristi, animatori, adulti che sono in relazione, che condividono il linguaggio di questi ragazzi, e possono cambiarli, aiutarli ad integrarsi, evitare che cadano nei comportamenti a rischio. La legge, che si inserisce nelle scelte già avviate dalla Giunta, secondo Baratter avrebbe favorito la formazione di volontari e istituisce la figura professionale dell’educatore di strada che sono già presenti nelle comunità di valle. L’assessore Zeni ha dato parere favorevole al testo. Mentre Civettini (CT) ha detto di essere rimasto senza parole e basito perché la presentazione non corrisponde ad un testo che è composto di sole 14 parole. Un tema di questo genere dovrebbe essere affrontato con ben altro peso e serietà. Quindi, ha inviato Baratter a ritirare questo testo, con l’impegno di affrontare la questione con ben altra serietà. Anche Donata Borgonovo Re (PD) ha affermato che l’introduzione di Baratter sembrava quella di una mozione, mentre il ddl consiste in due righe: aggiungere nella legge sulle politiche sociali del 2007 un “anche con riferimento alla prevenzione e al contrasto del disagio manifestato da aggregazioni giovanili". La consigliera ha chiesto il perché del sì della Giunta e ai colleghi della Commissione perché sia stato portato avanti questo testo. Ed ha ricordato che il piano della salute, a pagina 23, prevede interventi per supportare le fatiche della fase adolescenziale, di superare il vuoto di servizi nel passaggio dall’adolescenza e la società adulta, percorsi di cittadinanza attiva, la prevenzione sociale, la formazione tra pari responsabilizzando gli adolescenti, la salute mentale nell’età evolutiva, le life skills, risposte alle fragilità, la formazione e l’ascolto. Quindi, non si capisce perché di deva inventare l’acqua calda quando basta girare il rubinetto. Le ragioni del ddl Baratter, ha aggiunto, sono di valore e coerenti con un percorso che si sarebbe dovuto aprire all’interno di una cornice del piano della salute. Infine, la consigliera ha chiesto a Baratter di trasformare il ddl in una mozione collegandola al piano della salute. Giuseppe Detomas (Ual), presidente della Quarta commissione, ha ricordato che il ddl era più complesso e poi è stato ridotto ad un principio da introdurre in una legge esistente. Zeni ha ricordato di aver fatto presente in commissione che il ddl non reggeva giuridicamente perché istituiva una figura professionale che la Pat non può prevedere. Lo Baratter ha replicato affermando di non voler entrare in polemiche e ha ricordato che in commissione non sono state sollevate questioni, e non è la prima volta che viene presentata una piccola modifica, ma di contenuto, ad una legge esistente. Alla fine il consigliere ha ritirato il ddl, ed ha detto che presenterà un ordine del giorno sull’educativa di strada. Il capogruppo Pd Alessio Manica ha detto che è meglio un ordine del giorno o una mozione, piuttosto che un ddl di una riga, che il Pd si impegna fin d’ora a votare. Alessandro Savoi (Lega) s’è detto allibito di fronte a questa vicenda. 

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