Consiglio provinciale: i lavori del pomeriggio della prima giornata in aula
Sì unanime al ddl sul “dopo di noi”. Educativa di strada, Baratter ritira il suo ddl criticato anche dal Pd
In allegato, l'ordine del giorno con i temi e i testi in discussione
Nella
seduta di questo pomeriggio, chiusa poco dopo le 18, è stato
approvato all’unanimità il ddl unificato sul “dopo
di noi” che porta le firme di Marino Simoni (PT), Walter Viola
(Patt), Piero De Godenz (UpT) e dell’assessore Zeni. L’altro ddl
all’ordine del giorno, quello sull’educativa di strada, è stato
ritirato, dopo l’avvio della discussione, dal proponente, il
consigliere del Patt Lorenzo Baratter in seguito alle critiche
venute dall'opposizione e da Donata Borgonovo re del Pd. Nel
pomeriggio si è conclusa anche la discussione della relazione del
Difensore civico ed è stata respinta una mozione, sulle tariffe
degli abbonamenti del trasporto pubblico per gli anziani, della
consigliera di Forza Italia, Manuela Bottamedi.
Concluso il dibattito sulla relazione annuale del Difensore civico.
La
seduta pomeridiana è ripresa sul punto della relazione del Difensore
Civico con l’intervento di Violetta Plotegher (PD) che ha
ringraziato l’avvocato Daniela Longo e ha sottolineato il suo
ruolo, particolarmente impegnativo, di garante dei minori. La
consigliera ha ricordato che i diritti dei minori non sono diritti
minori, ma la base dei diritti umani e la figura del garante richiama
alla responsabilità tutto il mondo adulto nel campo della protezione
e cura dell’infanzia. Un ruolo, quello del garante, che dà voce al
mondo del minore ed è in grado di rimuovere gli ostacoli che ne
possono limitare la crescita. Ci sono, ha continuato, vari tavoli
che riguardano l’infanzia ma occorrerebbe una dimensione unica,
come la consulta permanente per la promozione dei diritti
dell’infanzia e dell’adolescenza. Diritti che non possono essere
ricondotti nelle politiche giovanili o della famiglia ma devono avere
la loro specificità. Quindi al garante va riservato uno spazio
preciso e non legato alla gestione di conflitti istituzionali. Una
figura che promuova la cultura dei diritti dell’infanzia sulla base
della convenzione approvata dall’Italia nel 1989. Claudio Cia
(Misto) ha detto di essere stato colpito dal fatto che nella
relazione si afferma che c’è poco trasparenza nelle istituzioni
trentine. Molte volte, ha affermato, ci si vanta che l’autonomia è
migliore del resto del Paese, mentre nella relazione si dice che qui
c’è meno trasparenza e i cittadini hanno minor accesso ai dati,
rispetto a chi abita in regioni ordinarie. Affermazioni, ha aggiunto,
che riportano alla memoria le vicende che hanno riguardato concorsi e
bandi. Cia ha toccato anche il capitolo Itea, sottolineando il fatto
che la relazione di Daniela Longo ha messo in evidenza situazioni che
la stessa opposizione aveva sollevato. Positivo il fatto che il
cittadino si rivolge direttamente al Difensore civico, che è
diventato l’amico del cittadino.
Il
presidente Bruno Dorigatti ha concluso ringraziando l’avvocato
Longo che va verso la chiusura della sua esperienza. Ha chiesto ai
comuni che ancora non l’hanno fatto di sottoscrivere la convenzione
e ha fatto appello alla comunità che non ha ancora aderito. Il
lavoro del Difensore civico aiuta il cittadino, ha detto, ma anche le
amministrazioni. Quindi, le resistenze dei comuni e delle comunità
non hanno senso. Infine, il Presidente ha fatto accenno al problema
del personale assegnato al Difensore civico, soprattutto dopo il
rientro del personale comandato dalla Regione. Sulla presenza del
Difensore in Aula per la sua relazione annuale Drigatti ha detto che
il Consiglio è sovrano e può cambiare il regolamento. Ma il
problema riguarda tutti gli organi incardinati nel Consiglio, che
avrebbero tutti il diritto di presentare le loro relazioni
nell’emiciclo di piazza Dante. Ma una soluzione intermedia si
potrebbe trovare. Per esempio, per la relazione dei garante dei
detenuti i consiglieri verranno invitati. Questa, secondo Dorigatti,
potrebbe essere una soluzione.
Concluso
il dibattito sulla relazione del Difensore civico, è stata discussa
una mozione di Manuela Bottamedi.
Manuela
Bottamedi (Forza Italia)
Anziani,
no alla mozione per gli abbonamenti trasporti
sul
modello di Bolzano
La
mozione della consigliera di Forza Italia, respinta con 17 no e 12
sì, aveva l’obiettivo di valutare l’ opportunità di introdurre
in provincia di Trento le tariffe degli abbonamenti di libera
circolazione per i residenti ultrasessantenni analoga a quella della
Provincia di Bolzano, cioè dai 65 ai 69 anni150 euro all’anno; dai
70 ai 74 anni 75 euro; dai 75 anni 20 euro. Questo al fine di
rendere l’accesso al trasporto pubblico più economico e molto più
semplice dal punto di vista burocratico. Visto che da noi per
accedere al servizio ci si deve rivolgere ad un Caf, a Bolzano più
semplicemente ad uno sportello.
L’assessore
Dallapiccola ha ricordato che per gli over 60 a Trento sono stati
adottati criteri equitativi con un sistema sul modello Icef ma che
non richiede l’accesso ai Caf. Nel confronto con i territori
dell’Euregio, inoltre, anche grazie alla gratuità di chi ha
pensioni minime e invalidi, le tariffe risultano eque. E’ stata
introdotta anche la carta a scalare su tutti i mezzi che introduce
ulteriori sconti. Per questo la Giunta ha detto no alla mozione.
Nerio Giovanazzi (AT) ha detto di aver fatto anni fa la richiesta di
integrare le tariffe tra Trento e Bolzano, anche per migliorare la
qualità della vita degli anziani. Manuela Bottamedi ha replicato
affermando che le richieste vengono dagli stessi utenti che guardano
a Bolzano dove il sistema è più semplice e efficiente per una
fascia di popolazione che ha esigenze diverse. Strano inoltre il
fatto, ha aggiunto la consigliera di FI, che nel 2009, la stessa
maggioranza di centro sinistra, abbia approvato una mozione di Borga,
peraltro mai attuata, simile a quella bocciata oggi.
Marino
Simoni (PT) ha apprezzato l’iniziativa di Manuela Bottamedi perché
se non si arriva a costituire la famosa “carta d’argento” su
molti servizi le risposte agli anziani saranno sempre parziali e
disomogenee tra valli e città. Anche per Claudio Cia si tratta di
una proposta di buon senso. Positiva anche la valutazione di Rodolfo
Borga (Civica Trentina).
Il
“dopo di noi” è diventato legge all’unanimità.
Si
è passati poi al ddl unificato sul “dopo di noi” che è stato
approvato all’unanimità. Il proponenti Marino Simoni (PT), Walter
Viola (Patt), Piero De Godenz (UpT), l’assessore Luca Zeni del Pd
hanno presentato la proposta normativa. Simoni ha affermato che il
suo ddl originale riguardava i “care givers”, prestatori di
assistenza familiare, con particolare riguardo la demenza senile e
l’Alzheimer perché la situazione si sta aggravando: 8 mila
pazienti attuali e nei prossimi 20 anni il numero raddoppierà. Le
capacità di assistenza è ridotta al 10%, il resto è a carico delle
famiglie che non hanno più spazi per gli anziani. Un problema
serissimo che è stato inserito nel disegno di legge unificato, anche
su sollecitazione della Giunta, anche per un motivo di
semplificazione normativa. Questa legge, ha aggiunto, dà un segnale
preciso della direzione in cui va il welfare che riguarda anziani e
disabili. L’altro proponente del ddl unificato, Walter Viola ha
ricordato di aver toccato con mano in un’assemblea Anfass di due
anni fa la preoccupazione dei genitori anziani per i loro figli
quando non ci saranno più o non saranno più in grado di seguirli.
Nel giugno 2016, ha continuato, venne votata dal Parlamento la legge
sul “dopo di noi”. Anche questa una legge unificata, trasversale,
che cerca di dare una risposta alle famiglie per l’assistenza dei
figli, puntando sull’autonomia dei disabili. Una legge che prevede
un fondo di 80 milioni, dal quale la Pat è esclusa in base
all’accordo di Milano. Da qui la necessità di avere una normativa
locale. Anche se, ha ricordato Viola, in particolare il volontariato
con la sua ricchezza comunitaria, ha già messo in campo risposte
valide. Il Terzo settore che ha contribuito alla creazione della
norma che si sta discutendo. Una proposta di legge, apprezzata dalle
associazioni, come si è visto in commissione, anche perché
valorizza il loro lavoro che interessa 6000 persone disabili, molte
delle quali ultra quarantacinquenni.
La
proposta di legge prevede strumenti, il più possibile
personalizzati, per favorire la vita autonoma delle persone con
disabilità. Come ad esempio l’abitare sociale, il sostegno del
reddito delle famiglie, e lo sviluppo di capacità lavorative,
professionali e umane. Servizi che, in base alla legge, devono essere
garantiti su tutto il territorio trentino e per i quali la legge
stabilisce una quota annua di 700 mila euro all’anno. Viola ha
presentato anche due emendamenti: uno sugli affidi dei servizi
sociali in base al quale il prezzo non potrà essere superiore del
15% del valore del servizio e l’altro sulla valutazione
dell’efficacia delle prestazione e le sinergie con la rete sociale
e il radicamento sul territorio. Anche De Godenz ha detto di aver
proposto il ddl su sollecitazione dei genitori. Un ddl che attua la
Costituzione, la Carta dei diritti europea, e quella dei diritti
dell’Onu. Una norma che adatta alla nostra realtà la normativa
nazionale, che di rivolge a migliaia di persone prive di sostegno in
situazione di disabilità grave. Già anni fa l’Upt ha fatto una
proposta per le persone che soffrono di disturbi dello spettro
autistico, con l’obiettivo del loro inserimento lavorativo e
scolastico. Quella votata oggi, per De Godenz, è una legge
trasversale che rispetta l’autodeterminazione delle persone con
disabilità grave e la loro autonomia di vita e punta a raggiungere
l’inclusione attraverso programmi di vita e di abitazione sociale,
consentendo ai disabili di vivere in case proprie anche grazie a
tecnologie domotiche, coinvolgendo la preziosa opera del terzo
settore. Importante il fatto che, con un emendamento, entro 90 giorni
dall’approvazione, verrà varato il regolamento attuativo. Un ddl,
ha concluso il consigliere UpT, che ha trovato in commissione una
condivisione totale.
Luca
Zeni ha detto che il fatto che ci sia stata una così vasta
condivisione significa che la politica ha sentito la responsabilità
nei confronti di una componente della nostra società che sta
affrontando un profondo cambiamento. A partire dall’allungamento
della vita dei disabili, una grande conquista ma che implica la
necessità di affrontare nuovi problemi, come, appunto, quello del
“dopo di noi”. Uno degli obiettivi del ddl è quello di favorire
i percorsi di autonomia e ci si è concentrati sul “dopo di noi”,
tracciando un percorso più socio assistenziale che socio sanitario.
Non è stata data una priorità ai disabili gravi, proprio per
favorire l’inserimento dei disabili che già hanno sviluppato una
loro autonomia. Tre distinte le opzioni organizzative previste per
adattarle al territorio: l’attivazione dei servizi da parte delle
Comunità, i contributi al terzo settore e il sostegno, con servizi e
denaro, ai privati. Quindi, ha detto Zeni, sarà possibile la nascita
di esperienze diverse da territorio a territorio. Si favoriranno poi
le esperienze di abitare sociale anche per lenire il distacco dalla
famiglia di origine e prevenire l’istituzionalizzazione del
disabile. C’è poi una parte che introduce il coordinamento dei
servizi ai disabili con lo “spazio argento”, previsto dalla
recente legge sulla riforma del welfare per gli anziani.
Claudio
Cia (Misto), in discussione generale, ha detto che il ddl è un
segnale di attenzione ad un mondo in sofferenza. Anche per Claudio
Civettini (CT) la legge è un bel passo avanti, su un tema che va a
favore di famiglie sfortunate.
Approvato
all’unanimità anche l’ordine del giorno di Graziano Lozzer
(Patt) che impegna la Giunta a prevedere una fase di accreditamento
delle strutture di agriturismo con i necessari requisiti affinché
possano essere trasformate in fattorie didattiche in aiuto e sostegno
per chi lo richiede.
Viola,
in dichiarazione di voto, ha auspicato, rivolgendosi a Zeni, che la
legge diventi presto operativa. De Godenz ha ribadito che con questa
legge, condivisa da tutti, si sono date risposte ai genitori. Anche
Simoni ha detto che si è toccata con mano la condivisione dei
protagonisti di una legge che rappresenta un importante passo avanti.
Educativa
di strada, Baratter ritira il suo ddl.
Infine
si è affrontato il ddl sull’educativa di strada di Lorenzo
Baratter (Patt) che il
consigliere ha ritirato dopo l’avvio della discussione in
seguito alle critiche venute, oltre che dall’opposizione, anche da
Donata Borgonovo Re del Pd.
L’ educativa di strada, ha spiegato Baratter, nasce dalla necessità
di contattare gli adolescenti che vivono appunto per strada, anche
qui da noi in Trentino, e che percepiscono
gli adulti come estranei o nemici. I punti di contatto con questi
giovani sono allenatori sportivi, baristi, animatori, adulti che sono
in relazione, che
condividono il linguaggio di questi ragazzi, e possono cambiarli,
aiutarli ad integrarsi, evitare che cadano nei comportamenti a
rischio. La legge, che si inserisce nelle scelte già avviate dalla
Giunta, secondo Baratter
avrebbe favorito
la formazione di volontari e istituisce la figura professionale
dell’educatore di strada che sono già presenti nelle comunità di
valle. L’assessore Zeni ha
dato parere favorevole al testo. Mentre Civettini (CT) ha detto di
essere rimasto senza parole e basito perché la presentazione non
corrisponde ad un testo che è composto di sole 14 parole. Un tema di
questo genere dovrebbe essere affrontato con ben altro peso e
serietà. Quindi, ha inviato Baratter a ritirare questo testo, con
l’impegno di affrontare la questione con ben altra serietà. Anche
Donata Borgonovo Re (PD) ha affermato che l’introduzione di
Baratter sembrava quella di una mozione, mentre il ddl consiste in
due righe: aggiungere nella legge sulle politiche sociali del 2007 un
“anche con riferimento
alla prevenzione e al contrasto del disagio manifestato da
aggregazioni giovanili".
La consigliera ha chiesto il
perché del sì della Giunta e ai colleghi della Commissione perché
sia stato portato avanti questo testo. Ed
ha ricordato che il piano
della salute, a pagina 23, prevede interventi
per supportare le fatiche della fase adolescenziale, di
superare il vuoto di servizi nel passaggio dall’adolescenza e la
società adulta, percorsi di cittadinanza attiva, la prevenzione
sociale, la formazione tra pari responsabilizzando
gli adolescenti, la salute mentale nell’età evolutiva, le life
skills, risposte alle fragilità, la formazione e l’ascolto.
Quindi, non si capisce perché di deva
inventare l’acqua calda quando basta girare il rubinetto. Le
ragioni del ddl Baratter, ha
aggiunto, sono di valore e
coerenti con un percorso che si
sarebbe dovuto aprire
all’interno di una cornice del piano della salute. Infine, la
consigliera ha chiesto a Baratter di trasformare il ddl in una
mozione collegandola al piano della salute. Giuseppe
Detomas (Ual), presidente della Quarta commissione, ha ricordato che
il ddl era più complesso e poi è stato ridotto ad un principio da
introdurre in una legge esistente. Zeni ha
ricordato di aver fatto presente in
commissione che il ddl non reggeva giuridicamente perché istituiva
una figura professionale che la Pat non può prevedere. Lo
Baratter ha replicato affermando di non voler entrare in polemiche e
ha ricordato che in commissione non sono state sollevate questioni, e
non è la prima volta che viene presentata una piccola modifica, ma
di contenuto, ad una legge esistente. Alla fine il consigliere ha
ritirato il ddl, ed ha detto che presenterà un ordine del giorno
sull’educativa di strada. Il capogruppo Pd Alessio Manica ha detto
che è meglio un ordine del giorno o una mozione, piuttosto che un
ddl di una riga, che il Pd si impegna fin d’ora a votare.
Alessandro Savoi (Lega) s’è detto allibito di fronte a questa
vicenda.