Consiglio provinciale, pomeriggio del primo giorno
Bocciato in aula il ddl sul reddito di cittadinanza e accolte due mozioni su cinque
In allegato, la convocazione con i temi e i testi in discussione
Nel
pomeriggio il Consiglio provinciale ha respinto il disegno di legge
proposto dal M5s per istituire il reddito di cittadinanza perché la
Giunta giudica più adeguato l’assegno unico. Sì a due delle
cinque mozioni discusse (due bocciate e una ritirata).
Mozione
639 (respinta) per limitare a 20 gli alunni per classe e avere più
insegnanti di sostegno.
La
mozione dell’esponente di FI,
respinta con 8 voti a favore,
19 contrari e tre di astensione, proponeva di impegnare la
Giunta a rivedere i criteri per la formazione delle classi, fissando
un numero massimo di 20 alunni nelle classi di ogni ordine e grado e
prevedendo un adeguato sostegno scolastico, cioè la copertura totale
delle ore di scuola, per gli studenti con bisogni educativi speciali
(Bes). L’assessore delegato ha motivato il parere negativo della
Giunta richiamando il fatto che la legge nazionale prevede di norma
solo per le classi iniziali non più di 20 alunni. La deroga dei 25
alunni per classe adottata dalla Provincia è giustificata dalla
presenza di particolari condizioni derivanti dalle esigenze degli
studenti con Bes. Un consigliere di CT ha osservato che non è chiaro
il progetto della Provincia su questo tema. Nella sua replica
l’esponente di FI ha ricordato che a fronte di classi troppo
numerose, per i docenti risulta estremamente faticoso assicurare un
clima favorevole alle relazioni e alla qualità dell’apprendimento.
L’autonomia della Provincia dovrebbe servire a sperimentare modelli
di gestione dei servizi più efficienti e produttivi in questo campo
rispetto alle altre regioni. Questo sarebbe fattibile anche perché
nel resto d’Italia dove vi è un alunno Bes con un insegnante di
sostegno il numero massimo è di 20 alunni per classe. In ogni caso
andrebbe aumentato anche il numero degli insegnanti di sostegno. Il
consigliere di AT ha preannunciato un voto di astensione essendo più
favorevole al potenziamento degli insegnanti di sostegno che alla
riduzione del numero di alunni per classe, per ragioni sia
finanziarie che organizzative.
Respinto
il reddito di cittadinanza proposto dal disegno di legge del M5s.
Il
Consiglio ha poi respinto con
19 voti contrari, 4 favorevoli e 7 di astensione, il
disegno
di legge 147, formato da 12 articoli, proposto
dal M5stelle,
per
introdurre nell’ordinamento della Provincia il "reddito
di cittadinanza". Il
consigliere
pentastellato ha
osservato
che
il reddito di cittadinanza
è
uno
strumento difficile da adottare in Trentino dove la gente è operosa
e non
ha
l’abitudine di beneficiare di sostegni pubblici. Tuttavia il
sistema del welfare oggi ha bisogno di essere aggiornato alla realtà
che ci circonda e ci permea. Il consigliere chiedeva quindi di
partire dagli strumenti che la Provincia ha già per adeguarli alla
nuova realtà. In Italia 17 milioni di individui
sono
a rischio povertà e nel Trentino 100.000 persone versano
rischiano di trovarsi in gravi difficoltà
economiche. Il contesto attuale
è quindi anche
da noi molto meno sicuro che
in passato.
Il ddl puntava
a restituire
fiducia a questa
fascia della popolazione
il
cui futuro appare incerto. Altri
Paesi europei all’avanguardia hanno
adottato con buoni risultati il reddito di cittadinanza.
Non è vero, ha spiegato il consigliere rispondendo
alle obiezioni emerse in Quarta Commissione,
che il ddl da lui firmato abbia un
taglio assistenzialistico
perché prevede l’attivazione del soggetto coinvolto e in misura
maggiore rispetto a quanto è richiesto oggi. Inoltre i criteri di
accesso al reddito di cittadinanza sono molto più vincolanti di
quelli attuali.
E
i beneficiari sarebbero di più (16.000).
Il sostegno economico oscillerebbe
tra 7.500 euro per i single e i 16.000 euro per i nuclei familiari
composti da più di una persona. E
verrebbe
erogato
in
parte in denaro in parte attraverso un equivalente monetario, vale
a dire un
buono per l'acquisto di beni e servizi o il pagamento di affitti,
utilizzabile nelle transazioni tra soggetti (imprese
commerciali) aderenti
ad un'apposita convenzione stipulata con la Provincia. I
cittadini stranieri potrebbero beneficiare del
sussidio solo se
il Paese d’origine sottoscrive
un
accordo di reciprocità con l’Italia e se hanno almeno 5 anni di
residenza In
Trentino.
Altra
condizione per ottenere il sostegno: la sottoscrizione di un patto
di inserimento lavorativo molto più stringente dell’attuale,
perché prevede sia l’obbligo di svolgere funzioni di utilità
sociale sia l’impegno di recarsi almeno due volte al mese presso un
centro per l’impiego. Obbligatorio sarebbe
anche
accettare le proposte di lavoro provenienti dall’agenzia del lavoro
entro
due mesi, pena la decadenza
dal beneficio. Duplice
lo scopo della
misura: dare a
tutti sia la possibilità di affermarsi nel mondo del lavoro e
di percepire il
minimo necessario per condurre una vita dignitosa. Il
tutto dovrebbe essere
gestito da una piattaforma informatica che
permetterebbe l’utilizzo della tessera
sanitaria.
L’assessore
allo sviluppo ha precisato che la Giunta non ha pregiudizi ideologici
nei confronti del
ddl, che però presenta alcune criticità, perché
il
reddito
di cittadinanza prospettato
sarebbe “un
po’ troppo generoso”, prevedendo 90 milioni di euro mentre
l’assegno unico appena
introdotto dalla Pat impegna
80 milioni ma
comprende anche
il sostegno ai
figli
minori. Inoltre convince poco la Giunta il sistema di reciprocità
vincolato al patto di inserimento lavorativo, quando
l’assegno
unico prevede anche
un’analisi
preventiva della storia del soggetto o del
nucleo
familiare
beneficiario.
Sbagliata
è poi per l’esecutivo la previsione che sotto un
certo reddito (Icef) scatti
l’automatismo
dell’intervento
pubblico stimato
in 1.300
euro al mese per un nucleo familiare di 3 persone, mentre l’assegno
unico arriverebbe al
massimo a 900
euro, in
modo da non
deresponsabilizzare rispetto all’uscita
da una
situazione protetta. In base all’assegno unico, infatti,
l’intervento
pubblico deve sempre
aggiungersi
ad
una
parte di reddito autonomo.
Nella
replica il consigliere del M5s ha ribattuto
osservando che l’entità dell’intervento dipende
dal
contesto critico in cui ci troviamo. Inoltre
le
risorse
sono di
entità all’incirca pari a quelle previste dalle misure adottate
negli ultimi anni dalla Pat
e oggi
raggruppate nell’assegno unico. Il
consigliere ha poi insistito sui controlli: il
ddl obbliga
i beneficiari a presentarsi
almeno due volte al mese in un centro per l’impiego. Oggi
invece non
esiste alcun controllo, specie
sugli
stranieri
la
cui condizione economica
dichiarata
non viene accertata.
Ma
i furbetti
andrebbero
combattuti.
Quanto all’automatismo, la dignità di una persona sarebbe
garantita dal fatto di percepire almeno 780 euro al mese. La Giunta
avrebbe infine potuto almeno recepire la proposta dei buoni, sempre
per attuare la logica del controllo.
Un
consigliere di CT ha illustrato due ordini del giorno collegati
al ddl e da
lui proposti: il primo per
l’erogazione
di
una parte del sostegno economico (l’80%) sotto
forma di buoni di acquisto, anche per evitare il rischio della
ludopatia; il secondo per
permettere che al sostegno
economico acceda
solo chi ha la cittadinanza italiana da almeno
10 anni. L’assessore ha motivato il “no”
della Giunta
a
entrambi
gli ordini del giorno, poi
respinti il con 7 sì, 19 no e 4 voti di astensione, il secondo con 7
sì, 18 no e 4 voti di astensione.
Nel
secondo
caso
perché
il
requisito dei 10
anni di cittadinanza sarebbe
troppo
selettivo. Nel
primo caso in quanto l’esecutivo
intende
limitare
al 50% l’erogazione del sostegno economico sotto forma di buoni
acquisto, perché
ciò risulterebbe più
equo nei confronti delle persone che hanno problemi particolarmente
gravi.
Un
consigliere di FI ha bocciato
come assistenzialistico
il
ddl sul reddito
di cittadinanza preannunciando
il
voto negativo del gruppo. Il
proponente ha replicato
ricordando che
in Gran Bretagna, paese culla del pensiero liberale, il reddito di
cittadinanza esiste.Un consigliere del Misto ha giudicato eccessivi
gli importi del sostegno al reddito proposti dal ddl e
proposto di adottare come fa la Germania anche il requisito dei
cinque anni di contributi previdenziali versati per poter accedere al
beneficio,
per impedire agli immigrati extraeuropei di approfittarne.
Mozione 152 (approvata)
Concludere presto lo studio
della Ciclabile Rotaliana Val di Non Val di Sole e prevederne la
realizzazione futura se vi saranno le risorse.
Approvata all’unanimità (27
voti), dopo una riformulazione del testo concordata con la Giunta, la
mozione proposta da un consigliere di Progetto Trentino, che impegna
la Provincia a concludere in tempi rapidi lo studio in atto per
inserire il collegamento ciclabile tra la Rotaliana e le valli di
Non e di Sole nella futura programmazione delle piste ciclabili, per
dare attuazione al programma decennale 2012-2021 come previsto dalla
legge provinciale, “fatta salva la necessaria disponibilità di
bilancio”.
L’assessore delegato ha
ricordato che l’intervento progettato prevedeva 28 km di ciclabile
con un costo di 27,5 milioni di euro, esorbitante rispetto alle
risorse disponibili. La volontà della Provincia è di unire le forze
con i Comuni puntando su una progettazione che sfrutti pezzi di
strade esistenti. Per questo la Provincia in collaborazione con la
Comunità della val di Non sta studiando un depotenziamento della
strada provinciale 73 che dia priorità alle biciclette con un
percorso riservato. La soluzione risulterebbe così più economica
con una spesa stimata di 10-12 milioni di euro rispetto ai 20 milioni
richiesti per la sola realizzazione del ponte previsto dal progetto
originario. L’assessore ha accolto la richiesta di ridefinire
insieme al consigliere il testo della mozione, datata 2014 e quindi
da aggiornare. Un consigliere di FI ha sottolineato l’importanza di
prevedere il collegamento della val di Sole con Trento.
Un consigliere di CT ha
espresso stupore perché alcuni anni fa la Giunta aveva dato per
certa la realizzazione del collegamento.
Mozione 159 (approvata)
Un supporto integrato agli
ex imprenditori e ad altri lavoratori disoccupati privi di tutele.
Il testo proposto da un
esponente del Patt e approvato con 24 voti favorevoli dopo la
riscrittura del dispositivo concordata con la Giunta, impegna la
Giunta “a sperimentare forme integrate di supporto a favore degli
imprenditori che, a seguito della chiusura dell’azienda in
relazione a dissesti finanziari, valorizzino il loro spirito di
iniziativa promuovendo nuovi piani di impresa da sviluppare e mettere
progressivamente in incubazione con apporti consulenziali e
formativi, e a riservare analoga attenzione alla riqualificazione e
ricollocazione professionale di tutte le tipologie di ex lavoratori
ora disoccupati, se non godono di sostegno al reddito e di altre
tutele”. Un consigliere di CT ha criticato l’intenzione che la
Provincia promuova con questa mozione “nuovi piani di impresa”. E
ha contestato “azioni di pronto soccorso” nei confronti degli
imprenditori, le cui attività andrebbero semmai sostenute riducendo
le tasse. Il primo firmatario della mozione del Patt ha negato
qualunque intenzione assistenzialistica nei confronti degli ex
imprenditori.
Mozione 520 (respinta)
Variante della Bassa
Rendena: accordo di programma già preso con la Comunità delle
Giudicarie.
Dal momento che l'avvio delle
procedure per realizzare la variante di Pinzolo risale al 2011 e che
si ritiene necessario prevedere il completamento della viabilità
alternativa della val Rendena (Variante della Bassa Rendena) così da
rendere più vivibili i paesi interessati dal traffico veicolare, la
mozione proposta da un esponente di CT impegnava la Giunta a
relazionare alla Commissione consiliare competente sullo stato di
attuazione del progetto, a dar corpo alla progettazione e alla
realizzazione della Variante Bassa Rendena, previo coinvolgimento
delle amministrazioni locali, e a ricorrere ai fondi di riserva
verificando anche la possibilità di accedere ai fondi europei sulla
tutela dei centri storici di montagna.
L’assessore delegato ha
motivato la posizione negativa della Giunta sulla mozione ricordando
che la Provincia ha adottato per la val Rendena un accordo di
programma sottoscritto nel 2015 per realizzare la rete ciclopedonale
della comunità delle Giudicarie in modo da favorire la mobilità
sostenibile nell’area. Inoltre la Provincia ha proposto sempre nel
2015 un piano stralcio per le Giudicarie per verificare tutte le
progettualità previste. Verifica conclusa nel 2017 quando è stato
possibile approvare l’accordo di programma per la viabilità nelle
Giudicarie. Accordo che contempla 12 interventi con precisi impegni
di spesa e cronoprogramma. Su 11,2 milioni di euro la Provincia ne
mette 6, e gli interventi non riguadano solo la viabilità. La
mozione risale all’inizio dell’anno scorso e da allora ad oggi si
è arrivati a quest’accordo. Quanto ai fondi di riserva, è stato
approvato un protocollo con le amministrazioni comunali. La mozione,
ha concluso l’assessore, andrebbe quindi ritirata o riscritta
perché già superata dai fatti intervenuti da un anno a questa
parte.
Il consigliere del CT ha
risposto di preferire il no della Giunta, perché i tempi di
intervento sono già dilatati troppo e il rischio a forza di annunci
è che né la variante né altri interventi siano realizzati neanche
nei prossimi 10 anni. La mozione è stata bocciata con 10 voti a
favore e 14 contrari.
Mozione 580 (ritirata)
Potenziare le vecchie
tratte ferroviarie? La Giunta lavora già da tempo a questo obiettivo
La mozione presentata dal
consigliere di AT e alla fine da lui stesso ritirata, mirava ad
impegnare la Giunta a verificare le potenzialità del trasporto su
rotaia per rispondere alle nuove tendenze di mobilità ecologica,
valutando la possibilità di ripristinare le infrastrutture
ferroviarie preesistenti ed eventualmente di rafforzare le vecchie
tratte con la progettazione di nuovi percorsi, tenuto conto dei
benefici che il turismo trarrebbe da questi collegamenti intra-alpini
e dolomitici green.
L’assessore delegato ha
chiarito che la mozione non può essere condivisa dalla Giunta che ha
già sposato da tempo la cultura della mobilità sostenibile e su
rotaia in particolare e che sta portando avanti precise politiche in
questa direzione, ad esempio con il progetto della nuova ferrovia del
Brennero. La stessa approvazione l’anno scorso del disegno di legge
sulla mobilità sostenibile dimostra l’impegno strategico assunto
in tal senso dalla Provincia. L’assessore ha ricordato l’impegno
per l’elettrificazione della linea ferroviaria storica della
Valsugana, sostenuta dalla Provincia.
Una mozione che voglia
guardare avanti dovrebbe riconoscere le cose fatte, altrimenti
risulta superata. Un consigliere di PT ha lamentato i tempi troppo
lunghi per l’elettrificazione della linea della Valsugana e di
progettazione di un collegamento ferroviario con le Dolomiti
orientali. Il consigliere di AT ha riconosciuto di aver trascurato di
dire nella sua mozione che su questo tema qualcosa è certamente
stato fatto, ma forse di sviluppo del trasporto su rotaia oggi non
bisogna stancarsi di parlare. Quindi è stato importante riportare
l’argomento in aula e discuterne ancora. Il consigliere ha chiesto
e ottenuto, d’intesa con l’assessore, di sospendere l’esame
della mozione ritirandone il testo per poterne riscrivere il
contenuto in modo da ripresentare il documento in futuro.
I lavori in aula
riprenderanno domani alle 10.00.