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26/01/2016 - In aula o in commissione

Rossi in aula sulle dimissioni di Flor: il nostro sistema sanitario resta ai vertici in Italia e in Europa

Consiglio provinciale, le minoranze replicano: il direttore non se n'è andato per le nostre critiche.

Rossi in aula sulle dimissioni di Flor: il nostro sistema sanitario resta ai vertici in Italia e in Europa

Rossi in aula sulle dimissioni di Flor: il nostro sistema sanitario resta ai vertici in Italia e in Europa

​Nel pomeriggio la seduta è ripresa con le comunicazioni del Presidente Rossi sulle dimissioni del direttore generale dell'Azienda sanitaria, Luciano Flor e le problematiche della sanità trentina.

Rossi ha nuovamente affermato, per ciò che riguarda le dimissioni di Flor, che hanno avuto carattere personale e sono state assolutamente legittime. Ha ricordato di avere espresso rammarico per questa scelta, ma anche un ringraziamento per la qualità del lavoro svolto dal direttore che colloca la sanità trentina ai massimi livelli in Italia e in Europa. Qualità certificata, in questi giorni, da indagini di organi indipendenti. Ha poi assicurato che l'organizzazione dell'Azienda garantisce, anche in assenza del direttore, il funzionamento dei servizi sanitari ed non è la prima volta che la sanità trentina si trova in una situazione come l'attuale.

Maurizio Fugatti (Lega) ha detto che le dimissioni di Flor hanno imbarazzato la Giunta e ricordando che la minoranza non ha alcuna colpa sulle dimissioni perché ha agito legittimamente. Secondo il consigliere le modalità delle dimissioni, comunicate con un sms, sono state imbarazzanti per Rossi tenendo conto che nel contratto era previsto un preavviso di 30 giorni salvo accordo tra il direttore e Rossi. Quindi, ha affermato, un accordo personale tra Rossi e Flor. Un contratto "ad personam" liquidato con un sms. Zeni, invece, ha continuato il consigliere della Lega, ha dichiarato che le dimissioni era nell'aria. Le minoranza, ha ribadito Fugatti, non hanno alcuna responsabilità su queste dimissioni perché l'opposizione fa l'opposizione e un direttore deve anche sopportare le critiche.

Giacomo Bezzi (FI) ha detto che la "saga" della sanità è ormai noiosa. Una situazione difficile che, ha detto, forse deriva dal fatto che Rossi vuol fare tutto da solo e fa fare poco all'assessore Zeni. Sarebbe stato bello, ha detto infine, vedere il progetto di sanità dell'ex assessore Donata Borgonovo Re, che sembrava alternativo a quello di Dellai. Ora si aspetta Zeni che dovrà avere la sua visione non quella di Rossi. La sanità trentina, ha concluso il consigliere forzista, sembra un treno che corre su un binario, i soldi della Pat, ma che non ha una meta precisa.

Filippo Degasperi (5 Stelle) ha detto che è merito di una minoranza delle minoranze se il direttore se n'è andato. "Annovero queste dimissioni – ha affermato - tra i risultati della nostra azione sulla sanità". Una direzione, quella di Flor, che ha esorbitato rispetto al proprio ruolo. Sembrava, ha continuato Degasperi, che il motore della sanità fosse il direttore generale e non l'assessore o la Giunta. Dal punto di vista pratico le critiche della minoranze alla direzione dell'Azienda sanitaria non sono mai state immotivate, ad esempio il Not non si è mai capito se è un merito o una colpa per come è finito e nessuno ha mai chiarito le responsabilità. Sicuramente il direttore generale qualche responsabilità ce l'ha, così come per il "cataclisma" delle 11 ore di riposo dei medici. Degasperi ha ribadito i sui dubbi sul compenso di Flor, superiore a quello di Milano che ha il triplo di assistiti e la risposta dell'assessore che lo stipendio era più alto perché il territorio del Trentino è più grande di quello di Milano sembra poco convincente. Perplessità anche sul premio, per il quale era previsto anche l'obiettivo di ridurre di un milione di euro il saldo della mobilità passiva dei pazienti che è, invece, aumentato di uno. Anche la bocciatura dell'appalto del Not non è stato valutato per il premio. Nelle valutazioni generalmente buone della sanità trentina, ha ricordato ancora Degasperi, va ricordato che i tempi non vengono contemplati. Per oculistica, ortopedia, ginecologia, fisiatria i tempi di Trento sono nettamente superiori rispetto, ad esempio, a Potenza. Rimane poi da spiegare, ha concluso il consigliere 5 Stelle, perché se c'è una sanità pubblica così efficiente perché c'è bisogno del Sanifond per la sanità privata?

Rodolfo Borga della Civica ha detto di non aver firmato la mozione di sfiducia al direttore generale perché la responsabilità della sanità è sempre della Giunta. Sulla vicenda dell'obbligo di riposo dei medici Borga ha detto di essere assolutamente certo che il direttore generale ne abbia fatto parola con qualcuno della Giunta. Le dimissioni di Flor, comunque, vanno ascritte come merito delle opposizioni. Difficile però pensare che le ragioni stiano nelle critiche della minoranza, perché chi fa il direttore generale dev'essere abituato alle critiche, o nella mozione di sfiducia, tra l'altro ampliamente respinta. Forse per il direttore generale è pesata la litigiosità della maggioranza sulla sanità basti ricordare il comunicato caustico di Upt, Patt e Ual sui punti nascita. Borga ha detto che c'è una contraddizione ben più grave: gli indirizzi di riordino della rete ospedaliera del 2014, approvata dalla Giunta col voto contrario degli assessori Upt. Questo sì può aver determinato la scelta di Flor e una rottura grave nella maggioranza di cui non si parla più. Ci sono poi le difficoltà di Protonterapia, ha ricordato Borga, e il pasticcio del Not. Di fronte a ciò il problema non è l'addio di Flor, ma nelle scelte fatte dalla maggioranza in materia di sanità.

Walter Viola ha ricordato che anche Pt non sottoscrisse il documento contro Flor perché la responsabilità è politica, anche se il direttore generale, ancor più con l'articolo 11 della finanziaria, ha una grande responsabilità. Un articolo, ha chiesto Viola, che è stato costruito rispetto alla situazione della direzione Flor e quindi ci si chiede che fine farà questa norma che accentra tutti i poteri nelle mani del direttore. Un norma, qui sta il punto, che metteva in luce una politica che sulla sanità non sa decidere e delega le scelte ad altri. Invece, sulla sanità è giunta l'ora di decidere, inutile aspettare il ministero per i punti nascita. Una sanità, quella trentina, buona, ha aggiunto, ma  che costa troppo. Aperti rimangono i problemi della rete ospedaliera, c'è il sogno di qualche anno fa che è protonterapia con il suo peso finanziario. C'è, insomma, a partire dal Not, la necessità di decidere quale strada la sanità trentina deve prendere.

Donata Borgonovo Re (PD) ha detto che un assetto della sanità è già prefigurato in un documento strategico titolato "Piano di miglioramento 2013 – 2015" nel quale erano tratteggiate alcune linee strategiche sulla spending review e definite linee di sviluppo del sistema sanitario. Un documento che contiene anche il ridisegno del sistema ospedaliero e una articolata serie di azioni per lo sviluppo della sanità. Paradossalmente quando gli si è data attuazione, con la delibera 2014 sul ridisegno sugli ospedali territoriali, emerse una discordanza nella maggioranza, peraltro già presente. Si dovrebbe partire da questo, secondo l'ex assessora, per capire cos'è successo. Oggi, ha concluso, si deve riprendere in mano quel disegno, sciogliere il nodo del 2014, cioè i punti nascita, e avviare la medicina di territorio che, se rimane ancora al palo, non ci consente di far respirare la medicina ospedaliera.

L'assessore Luca Zeni ha riconosciuto che c'è un lavoro impostato, ci sono documenti che definiscono alcuni macrotemi che, spesso, definiscono un percorso, come il piano per la salute di Donata Borgonovo Re, il disegno del sistema ospedaliero con Trento ospedale hub e rete ospedaliera periferica. Ma sui punti nascita si deve essere chiari: sulla sicurezza non c'è un' autonomia di decisione. L'unica cosa che avrebbe potuto fare la Pat sarebbe stata quella chi chiudere quattro punti nascita. Aperta rimane la questione della medicina territoriale ma si stanno affrontando anche i problemi sindacali; per quanto riguarda le Rsa si sta ragionando con i territori come spostare risorse dal settore amministrativo ai servizi. Protonterapia ha avuto nell'ultimo anno 70 pazienti e si sta insistendo col ministero per ottenere i Lea che cambierebbero radicalmente la situazione. Sui costi abbiamo un'opportunità che è la massima trasparenza sui numeri che ci permette di migliorare. Ma, ha aggiunto Zeni, su un miliardo e 200 milioni, ci sono 54 milioni per i contratti di lavoro, 70 sulla rete ospedaliera e 50 sulla rete delle Rsa; 10 milioni per le cure dentarie. Costi in più motivati da scelte politiche. Sul tema di Flor, il contratto aveva un preavviso di 30 giorni ma l'entrata in vigore era prevista con l'istituzione dell'albo dei direttori che ci sarà, secondo Roma, tra un anno. Sul compenso del dottor Flor ha detto che le comparazioni vennero fatte sul volumi finanziari delle Aziende sanitarie. Infine, sui tempi delle prestazioni sanitarie molto dipende dai livelli di rao.