Dal Consiglio provinciale con 23 voti contrari e 11 di astensione
Deleghe a Borgonovo Re: respinta in aula la mozione delle minoranze
La
mozione 288 che impegnava la Giunta ad una revisione delle deleghe
all’assessora alla salute Donata Borgonovo Re è stata respinta dal
Consiglio con 23 voti contrari. L’hanno sostenuta compatti gli 11
consiglieri di minoranza.
A
norma di regolamento per questa fattispecie i tempi riservati alla
discussione prevedevano 15 min al proponente 10 alla Giunta e 10 min
per ciascun gruppo. Altri 10 minuti di replica al proponente e alla
Giunta e 5 min per le dichiarazioni di voto, un consigliere per
ciascun gruppo consiliare. Qui di seguito una sintesi degli
interventi.
La
parola al proponente
Il
consigliere Claudio
Civettini
(Civica), primo proponente, ha illustrato il documento sottoscritto
dalle minoranze e, a suo dire, condiviso da tutti i consiglieri di
maggioranza a parte 7. Una mozione tutta politica, che non ha nulla a
che vedere con la persona. Una mozione che nasce molto prima delle
recenti dichiarazioni dell’assessora sulle chiusure dei punti
nascita di Tione e Cavalese, ha aggiunto, e che a prescindere da come
voterà la Giunta e dall’essere o meno d’accordo, mette in
evidenza un problema: il problema dell’assessora che non ha più
fiducia nella propria maggioranza. Il testo della mozione, infatti,
parte da un’illustrazione dei diversi passaggi che hanno condotto
allo strappo odierno, dal mancato coinvolgimento sull’organizzazione
della rete ospedaliera provinciale all’accentramento delle
mammografie a Trento e Rovereto.
Rossi:
una mozione non accoglibile
Esprimere
un parere comporta una responsabilità, quella di analizzare bene il
contesto in cui ci si trova, ha osservato intervenendo il Presidente
della Giunta Ugo
Rossi. Proprio
per questa necessità di chiarezza, questa non è una mozione di
sfiducia e dunque non sarà questo l’oggetto della discussione. La
mozione non può che essere respinta per una semplice ragione: nel
nostro ordinamento spettano al Presidente la nomina, il conferimento
e di conseguenza l’eventuale ritiro delle deleghe agli assessori.
La mozione non può cioè impegnare il Presidente a fare qualcosa che
è già una sua facoltà. Accanto a questa, c’è una motivazione di
carattere politico: le norme citate sono poste a garanzia di un
principio, quello per cui il Presidente della Pat ha il dovere/potere
politico di garantire in ogni momento la continuità dell’azione
politico amministrativa, la coerenza con il programma e l’equilibrio
della coalizione all’interno della Giunta provinciale.
I
capigruppo: maggioranza e minoranza compatte
Il
capogruppo del Patt Lorenzo
Baratter ha
detto di condividere pienamente le parole l’orientamento del
Presidnete, dichiarando di respingere il documento.
Giacomo
Bezzi (Forza
italia) si è rivolto direttamente all’assessora: “in Trentino
c’è una parte di popolo che ha poco a che spartire con la politica
e piuttosto la subisce” ha premesso. “Quel popolo non è quello
che l’ha votata e lei ha mangiato però in quel piatto. Lei è
politicamente figlia di quel sistema, ma ora è quel sistema che si
ribella contro di lei, un sistema fatto anche di piccoli egoismi che
lei un tempo da difensora civica chiamò mafia”. Annunciando voto
favorevole alla mozione, Bezzi ha invitato infine Borgonovo Re a
riflettere su quel sistema e a confrontarsi con il centrosinistra
autonomista.
“Tanto
tuonò che non piovve” ha esordito Maurizio
Fugatti (Lega)
che ha accusato Rossi di fare il burocrate sminuendo il ruolo tenuto
in questi giorni che ci faceva immaginare un atto di responsabilità
e decisione. Questa virata è forse dovuta a un richiamo da qualche
partito nazionale? si è chiesto. Quel che è certo è che la matassa
non è sbrogliata e che nei giorni scorsi c’è stato un vero e
proprio “tiro al piccione che ha indebolito l’autorevolezza della
maggioranza”. Se andiamo a vedere la delibera del gennaio del 2013
dall’ex assessore alla salute Ugo Rossi, che contiene le direttive
sull’organizzazione della rete ospedaliera, si parla di riordino e
razionalizzazione delle reti e dei punti nascita secondo un criterio
di sicurezza e una garanzia di continuità. Borgonovo Re ha ereditato
questo stato di cose, dunque e non possiamo venir qua adesso a dire
che è colpa di quella “matta” della Borgonovo Re perché la
storia dice diversamente: sono scelte di una maggioranza provinciale
che vengono da lontano. C’è dunque una colpa politica di questa
maggioranza e Borgonovo Re ci è caduta nel mezzo.
Questa
è una mozione di tipo politico e come tale deve essere trattata, ha
detto Nerio
Giovanazzi (AT)
dove Borgonovo Re sta facendo il capro espiatorio. E’ vero che
l’assessora ha fatto delle fughe in avanti, senza informare il
Consiglio, ma è vero anche quanto detto da Fugatti, ovvero che la
Giunta aveva già messo in marcia da tempo la macchina della
razionalizzazione. “Lei assessora sbaglia”, ha detto rivolto a
Borgonovo Re, “quando ai tanti appunti che prende nelle sue visite
sul territorio, non fa seguire le soluzioni”. “Oggi lei si trova
a gestire quella parte amministrativa che ha contestato a tanti
amministratori nel suo ruolo da difensora civica: potrebbe essere
meglio spesa in latri contesti e su altre competenze” ha concluso.
“Sono
totalmente in disaccordo nel metodo”, ha esordito Massimo
Fasanelli
(Misto) che ha accusato Borgonovo Re di peccare di inesperienza
politica. Se non ci sono i numeri a garantire una certa continuità e
una qualità forse certe scelte sono sensate, ha detto entrando nel
merito della materia sanitaria, “anche se i territori non vanno
lasciati sguarniti, soprattutto dei servizi di emergenza” ha
aggiunto. Il metodo è dunque a suo avviso da bocciare, il merito
andrebbe approfondito.
“Questa
non è una mozione di sfiducia altrimenti non l’avremmo firmata
perché questo tipo di documenti sono sempre contro la persona” ha
annunciato Walter
Viola (PT)..
Questo è piuttosto un
discorso politico e qui sono messe a tema le competenze. Debole a suo
parere la posizione espressa dal Presidente Rossi. Il capogruppo di
Progetto Trentino ha osservato come la storia del Trentino sia stata
sempre caratterizzata da una collaborazione virtuosa tra centro e
periferie che si sta sempre più deteriorando, in forza della
spending review
e di una politica accentratrice su Trento. In seconda battuta non
possiamo pretendere tutto dall’ente pubblico: l’autonomia non può
più essere la mamma che a tutto provvede e questa mozione aldilà di
come andrà a finire porta all’attenzione dell’aula una
riflessione su questi grandi temi.
A
nome del gruppo UPT Gianpiero
Passamani ha
dichiarato la volontà di respingere la mozione proprio in virtù
dell’autonomia del Presidente in scelte di questa natura e del
rispetto del suo ruolo.
Il 5
Stelle Filippo
Degasperi ha
ribadito i passaggi fallimentari della politica sanitaria di
Borgonovo Re, ovvero del metodo condotto dall’assessora che non ha
mai coinvolto il Consiglio in scelte operate in autonomia. Risulta
strano sentire da esponenti della maggioranza critiche a Borgonovo Re
che di fatto da applicazione ad una strategia impostata da molto
tempo e che impoverirà i servizi sanitari nelle periferie. Una
strategia non condivisibile, ma gestita anche in maniera molto
fumosa, un’azione che impoverisce le periferie senza nemmeno
rinforzare il centro come promesso (il riferimento è al caso del
NOT). Studi della ragioneria dello Stato, ha aggiunto e concluso
Degasperi, parlano di una sovra spesa che va dal 25 al 27% della
sanità trentina rispetto al resto d’Italia: “se i trentini
pagano di più hanno diritto a sapere perché e ad avere servizi
migliori”.
Giuseppe
Detomas (Union
autonomista ladina) è intervenuto a fugare accuse di interessi
personali o di difesa conservativa del sistema e ad affermare la
correttezza dell’intervento del Presidente che ha chiarito che la
materia riguarda le sue specifiche, legittime e costituzionali
prerogative.
Il
capogruppo del PD Alessio
Manica ha
dichiarato di respingere la mozione per le stesse motivazioni
sostenute dal Presidente: spetta a lui la prerogativa su questo. In
secondo luogo ha difeso l’operato dell’assessora Borgonovo Re che
è stata chiamata a mettere in atto un programma chiaro e coerente
con l’impianto elettorale e che ci vede impegnati nei confronti
dei trentini di fronte ai quali siamo collegialmente responsabili.
Le
repliche
Il
primo firmatario della mozione Claudio
Civettini non
accetta la lectio
magistralis di
Rossi su chi è titolato a discutere le competenze, né il discorso
della coalizione come valore irrinunciabile. “Per noi i valori
irrinunciabili sono altri”, ha detto, “a noi interessa la
coerenza e se da domani rimettete in discussione quelle deleghe, dal
punto di vista politico siete come i giocatori delle tre carte”.
L’obiettivo
è quello di un confronto democratico e gli strumenti in tal senso
non sono mai stati negati e saranno garantiti anche nel futuro, ha
chiarito Ugo
Rossi: qui si
tratta di respingere questa mozione per affermare che non stiamo
dibattendo della sfiducia nei confronti di un membro di Giunta.
L’impegno che ci assumiamo è di essere maggiormente capaci di
rappresentare con sintesi e unità il nostro modo di agire
all’interno delle linee programmatiche e di esercitare le funzioni,
assumendocene le responsabilità.
Dichiarazioni
di voto
Rodolfo
Borga (Civica)
ha osservato che nessun consigliere ha detto qualcosa sul merito
della questione e al centro di tutti gli interventi (in particolare
di Rossi) c’è il valore della coalizione, concezione
autoreferenziale solipsistica: il fatto di restare assieme è di per
sé un valore e tutto ciò che accade al di fuori non conta, la
società trentina e le decine di migliaia di firme raccolte su queste
questioni non vi interessa”. Vorremmo sapere se vedete nelle
periferie un ostacolo da eliminare e una fonte di sprechi: questo è
un problema politico e non vorremmo che le carenze di soldi che ci
sono fossero pagai dalle periferie.
Il
consigliere Marino
Simoni (PT) ha
osservato che il dibattito ha evidenziato una precisa impostazione
del governo provinciale incapace di raggiungere i risultati che si
era posto: qui è emersa l’incapacità di testimoniare di fatto una
unità di posizioni, di mantenere in equilibrio il centro e le
periferie di questa terra, e non solo in materia sanitaria. Borgonovo
Re è stata lasciata sola di fronte a scelte di fatto già disegnate.
Il 5
stelle Filippo
Degasperi ha
anticipato il voto favorevole alla mozione e ha messo in evidenza i
diversi casi di malasanità esistenti anche in Trentino, a fronte di
investimenti milionari.
Voterà
mozione per due motivi Giacomo
Bezzi: perché
l’operazione ascolto compiuta dall’assessora non ha convinto né
i cittadini né la maggioranza della maggioranza e in secondo luogo
perché quando uno non è d’accordo con la coalizione si alza e se
ne va.
Voto
favorevole alla mozione anche da Nerio
Giovanazzi, e
Maurizio Fugatti,
mentre hanno anticipato di respingerla Alessio
Manica,
Gianpiero
Passamani,
Lorenzo Baratter,
Giuseppe Detomas.
“Prendiamo
atto che a Trento non si decide nulla”, ha detto Fugatti e che in
Trentino da quando governa Ugo Rossi c’è un trend
negativo rispetto alle regioni a noi vicine in termini di
disoccupazione (8,1 contro 7,4 in Veneto).
La
votazione ha dato il seguente esito: 11 favorevoli, 23 contrari.