In Consiglio provinciale la maggioranza vota a sorpresa con le minoranze
Colpo di scena per il ddl sull'omofobia, approvato emendamento che ne fa decadere più di 20
Con 26 voti a favore, compresi quelli della maggioranza, il Consiglio provinciale ha approvato a sorpresa al termine dei lavori pomeridiani l'emendamento 32 presentato dalle minoranze e che quindi si pensava dovesse essere respinto. L'emendamento, in quanto soppressivo di una ventina di altri emendamenti proposti dall'opposizione al comma 2 dell'articolo 1 del ddl sull'omofobia, ha fatto decadere in un colpo solo più di venti emendamenti al comma 2. A questo punto Il presidente Dorigatti ha spiegato che quando si tornerà in aula per proseguire i lavori sul ddl, presumibilmente in luglio, si ripartirà dall'emendamento 55 del comma 3.
Questo il colpo di scena finale dell'ultima giornata della “seconda stagione” del ddl sull'omofobia in Consiglio provinciale, che come già accaduto nell'autunno scorso ha totalmente occupato il dibattito in l'aula per giorni e giorni compresi sabato e domenica scorsi. Le posizioni sono rimaste inconciliabili, con la maggioranza decisa ad approvare il provvedimento, e l'opposizione non meno determinata nell'impedire che ciò accada approfittando dei tempi non contingentati per intervenire di continuo e rallentare le operazioni di voto. Tuttavia l'approvazione dell'emendamento 32 ha impresso un'accelerazione improvvisa all'esame del testo dopo che per tre ore e mezza si era riusciti a votare solo 2 volte per respingere gli emendamenti precedenti, il 30 e il 31 rispetto agli 86 depositati dalle minoranze sull'articolo 1. Ora la discussione ricomincerà invece dall'emendamento 55.
Comunque domani non si tornerà in aula per lasciare spazio alla seduta della IV Commissione, mentre mercoledì si riunirà il Consiglio regionale. A questo punto saranno i capigruppo a decidere l'eventuale rinvio all'estate di questo ddl.
La discussione.
In apertura Manuela Bottamedi ha denunciato al presidente Dorigatti gli insulti e gli inviti ad uscire dall'aula da lei subiti solo perché stava parlando sottovoce con qualche collega. Bottamedi ha chiesto e ottenuto rassicurazioni dal presidente perché sia eventualmente lui e non altri ad invitarla ad uscire dall'aula.
Civettini (Lega) ha evidenziato il silenzio tombale dei colleghi dell'Upt e del Patt su questo ddl.
Simoni (Progetto Trentino) ha esortato a riprendere la discussione di argomenti più coerenti con le aspettative dei cittadini del Trentino. per Simoni la strada più corretta per uscire dall'impasse su questo ddl sarebbe quella del referendum.
Cia (Civica) ha citato il motto “quando un governo non fa ciò che vuole il popolo va cacciato via”. Il popolo trentino, ha proseguito Cia, non condivide certo questo ddl perché ha ben altri problemi e sugli orientamenti sessuali nel nostro ordinamento c'è piena libertà individuale.
Viola (Progetto trentino) è tornato a denunciare l'obiettivo di portare con questo ddl l'educazione all'identità di genere nelle scuole del Trentino a prescindere dall'autonomia dei singoli istituti. Ha poi ricordato che il ddl Scalfarotto ha parecchie difficoltà nel definire le discriminazioni. “Ma se la legge non è chiara – ha osservato – il rischio dell'arbitrio è all'ordine del giorno”. “Tutti noi siamo contro le discriminazioni – ha concluso – ma si fatica a capire di che si tratta”.
Zanon (Progetto trentino) ha detto che questo è un ddl “bandiera” che di questo passo non si arriverà mai a votare. “Tutto tempo sprecato- ha aggiunto – a causa della chiusura al dialogo della maggioranza”.
Bezzi di Forza Italia, contrario ad un eccessivo ostruzionismo, ha suggerito al presidente Dorigatti di convocare ora i capigruppo per capire come andare avanti e magari per far tornare il ddl in Commissione. “Se – ha aggiunto – l'obiettivo fosse solo l'approvazione dell'articolo 1 per poi far decadere con una furbata i successivi emendamenti, non avremo prodotto nulla di innovativo per il Trentino sul tema dei diritti civili. Sull'omosessualità – ha concluso – c'è apertura perché il mondo sta cambiando mentre sulle adozioni no perché sono contro natura”. Dorigatti ha risposto a Bezzi che non ci sono le condizioni per un accordo che è già stato tentato inutilmente nei giorni scorsi.
Cia (Civica) ha evidenziato che sull'omosessualità assistiamo ad un percorso in cinque tappe: il rispetto e l'accettazione delle persone omosessuali, il riconoscimento della loro uguaglianza, la celebrazione, la condivisione di tutti della cultura gay, e infine la punizione di chi non è d'accordo e non partecipa. L'errore sta nell'indottrinamento forzato e nell'imposizione di questa cultura.
Degasperi (M5s) è tornato a parlare di referendum, che la legge provinciale prevede anche consultivo. Basterebbe la maggioranza del Consiglio provinciale per chiedere un referendum consultivo per chiedere se i cittadini vogliono o no questa legge. Si restituirebbe la sovranità al soggetto, i cittadini, cui la sovranità appartiene. Quanto ai libri che i colleghi di minoranza sostengono che siano messi in circolazione nelle scuole trentine, Degasperi ha osservato che “dell'utilizzo di questi testi non è responsabile la Provincia ma il collegio docenti. Non è quindi impedendo l'approvazione di questa legge che si impedirà agli istituti di adottare questi libri, perché ciò dipende dalla loro autonomia”.
Giovanazzi di Amministrare il Trentino ha ribadito la sua convinzione che sia meglio per tutti indire un referendum “che permetterebbe ai cittadini di esprimersi a maggioranza evitando scontri con questo sulle norme di cui stiamo occupandoci”.
Fasanelli (Gruppo misto) ha precisato che basterebbero 7 firme di consiglieri provinciali da aggiungere alle 11 delle minoranze per poter chiedere un referendum consultivo su questa legge.
Borga (Civica) ha spiegato che limitare le preferenze di genere nella legge elettorale in discussione in Consiglio regionale ai soli generi maschile e femminile non corrispondere alla teoria gender sviluppata in questo disegno di legge.